29.02.2016
STORYTELLING 2016: "La strada che mi ha portato a Pro Positiv", Antonella Diano, Associazione Pro Positiv Südtiroler Aids Hilfe
Organizzazioni socie della FederazioneVolontariato
"Le necessità non sono sparite, ma si sono trasformate. La mole di lavoro è minore, mentre le conoscenze necessarie aumentano."
La strada che mi ha portato a coordinare oggi la Pro Positiv inizia nel 1994. Uscendo da un periodo di grandi difficoltà entrai come volontaria all’interno della LILA. La mia giornata era divisa tra il mio lavoro e l’aiuto agli utenti nel tempo libero. Mi ritrovavo a sostenere persone in gravi difficoltà. Molte erano sole e vittime della discriminazione, oltre che di una malattia allora mortale. Le sostenevo in tutto il loro percorso, fino ad accompagnarle alla morte. Con il passare del tempo iniziai a sentire che quel cammino, iniziato come una stampella utile a sostenere il peso della realtà, si stava trasformando in qualcos’altro. Sapere di poter essere di aiuto, vedere la serenità e la gioia in quelle persone, mi arricchiva. Passavo i pomeriggi, le sere e i fine settimana al loro fianco.Mi avvicinai sempre più a quel mondo fino a che, il 20 agosto del 2001, venni assunta. Per poterlo fare avevo partecipato ad un corso al termine del quale, dalle 60 persone iniziali, eravamo rimasti solo io e quello che ancora oggi è il mio collaboratore. Il mio impegno andava oltre il semplice interesse dello stipendio. Il lavoro non finiva dopo otto ore. Era il 2003 quando arrivai a prendere in mano quell’associazione e, assieme al mio collega, decidere di darle il nome “Pro Positiv”.
Fino ad allora il ruolo del volontario era quello di sostenere le persone malate fino alla fine. Ma con il tempo, grazie ai passi avanti della ricerca, la malattia ha assunto altri ruoli. Se negli anni Ottanta si moriva in poco tempo, oggi si può condurre una vita normale, convivere con il virus fino ad invecchiare. Il volontario ha quindi perso quella funzione nell’assistenza. Le necessità non sono sparite, ma si sono trasformate. La mole di lavoro è minore, mentre le conoscenze necessarie aumentano. C’è bisogno di gente qualificata competente in questo ambito, quindi di impiegare anche personale assunto. Ma ciò non significa che gli impegni coincidano con l’orario di lavoro. Attualmente è fondamentale sostenere le persone nel loro passaggio nel cammino nella sieropositività, guidandole verso l’accettazione. Le si accompagna in quel momento buio in cui sembrano aver perso la speranza. Questo richiede attenzioni in momenti della giornata che non sono definiti da una programmazione, ma dalle necessità della persona.
È interessante notare che, spesso, nel volontariato, chi dà si trova poi a ricevere. Il mio è un caso simile. Ma c’è anche quello di chi, preso in affido dal Tribunale per i servizi sociali, dalla nostra associazione, torna ad aiutarci. Oppure ricordo particolarmente il caso di una ragazza che si sottovalutava parecchio, venuta a fare uno stage nella nostra associazione. Una volta inserita le abbiamo dato il compito di sviluppare un progetto da sola. Questo ha funzionato da motore per la sua indipendenza, valorizzando e risaltando le sue qualità e doti. La ragazza ha preso il via e oggi segue il suo percorso, cosciente delle proprie capacità, tornando talvolta a trovarci.
È infine importante evidenziare l’importanza che per noi hanno gli artisti che, regalandoci il loro tempo, ci permettono di veicolare il nostro messaggio, e di quei volontari che in poche ore danno forma concreta a quei mesi di lavoro passati a progettare, sviluppare e organizzare gli eventi che portiamo sul territorio. Siamo coscienti che senza di loro i nostri progetti non si potrebbero realizzare.
„Storytelling 2016“ - Racconti dal volontariato
Raccontaci la tua storia!
Con l'iniziativa "Storytelling 2016" proponiamo la raccolta di racconti di varie esperienze di coordinatori e coordinatrici: nel corso dell'anno ogni mese sarà quindi possibile pubblicare una storia in Facebook e nelle pagine Web del Servizio per il Volontariato. Obiettivo di questa iniziativa è di rafforzare le associazioni nel comunicare verso l’esterno il loro valore sociale e l'importanza di un buon coordinamento del volontariato. È un passo per evidenziare il rapporto tra narrazione e organizzazione, perché lo storytelling può essere uno strumento utile sia per promuoversi, sia per conoscersi. I contatti per la raccolta e la pubblicazione dei racconti partono da gennaio 2016. Ecco cosa racconta Antonella Diano, Pro PositivIndietro