15.09.2014
Slow Medicine: In viaggio verso una cura sobria, rispettosa e giusta
Federazione per il Sociale e la Sanità
Oggi mattina, 12 settembre 2014 a Bolzano si è tenuto un convegno che ha suscitato l’interesse di molte persone. L’incontro ha proposto una visione critica di ciò che accade nella gestione e nella distribuzione delle risorse destinate alla salute dei cittadini.
“La sanità costa troppo perché si spreca troppo. Ma dall’altra parte i cittadini sono ormai abituati a chiedere sempre di più: più esami, più farmaci, più interventi. Farmaci e interventi che non allungano la vita e non migliorano lo stato di salute, anzi spesso comportano rischi ed effetti negativi”, dice il Presidente della Federazione per il Sociale e la Sanità Martin Telser.
Il convegno, organizzato dalla Federazione per il Sociale e la Sanità in collaborazione con l‘Associazione Slow Medicine, aveva l’intento di promuovere il dibattito e il confronto tra professionisti, pazienti e cittadini sull’approccio della Slow Medicine, che propone un modello di medicina basato sull’appropriatezza, sull’efficacia, sulla sostenibilità, sull’equità, sull’attenzione alla persona e all’ambiente.
L’incontro ha proposto una visione critica di ciò che accade nella gestione e nella distribuzione delle risorse destinate alla salute dei cittadini: è stato calcolato che nei servizi sanitari gli sprechi di vario tipo rappresentano una percentuale che va fra il 20 e il 40% della spesa.
• molti dei farmaci prescritti non sono necessari, e finiscono nei contenitori per lo smaltimento farmaci.
• tanti esami radiologici sono ingiustificati.
• molte delle giornate di ricovero sono inutili e potrebbero essere evitate, specie nel caso di pazienti anziani.
Non sono dati diffusi da gruppi antiscientifici, o da seguaci di una improbabile naturalità delle cure: sono dati dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), dati che emergono da ricerche comparse regolarmente negli ultimi anni sul BMJ (British Medical Journal), su Jama (Journal of American Medical Associations) e su altre riviste prestigiose.
Sia l’Assessora Martha Stocker ed anche il Direttore dell’Azienda Sanitaria Andreas Fabi si sono espressi molto favorevoli al concetto e all’idea della Slow Medicine.
“Dedicare più tempo e più attenzione verso il paziente può avere dei risultati positivi, sia per il paziente, ma può anche ridurre i costi, evitando test e medicinali costosi”, ha detto Martha Stocker. Anche Andreas Fabi si è espresso molto favorevole ed interessato al concetto.
“È proprio importante che si arrivi ad una maggiore attenzione verso il paziente”, ha sottolineato anche Stefan Hofer, portavoce sugli temi della salute della Federazione.
“Per ridurre la prescrizione di interventi non necessari, e per rendere i cittadini più consapevoli dei rischi di una medicalizzazione eccessiva della vita, Slow Medicine ha avviato nel 2012 il progetto Fare di più non significa fare meglio, a cui hanno aderito numerose Società Scientifiche, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, l’IPASVI, nonché molte associazioni di cittadini e di malati. I risultati dei primi due anni di lavoro
confermano che esiste la possibilità di ridurre l’inappropriatezza e puntare su una distribuzione delle risorse più equa e più efficace”, ha spiegato il Presidente di Slow Medicine, Antonio Bonaldi.
Il congresso ha costituito una delle prime occasioni pubbliche di confronto fra professionisti sanitari, amministratori, cittadini su quella che Slow Medicine definisce la “nuova alleanza” nella direzione di una maggiore equità nella distribuzione delle risorse e di una significativa riduzione degli sprechi, con l’obiettivo condiviso di una medicina più sobria, rispettosa e giusta.
Il convegno era una sorte di primo passo per sensibilizzare. Al convegno infatti è stato annunciato che la Federazione continuerà a collaborare con l’Associazione Slow Medicine per altre iniziative in futuro.
“La sanità costa troppo perché si spreca troppo. Ma dall’altra parte i cittadini sono ormai abituati a chiedere sempre di più: più esami, più farmaci, più interventi. Farmaci e interventi che non allungano la vita e non migliorano lo stato di salute, anzi spesso comportano rischi ed effetti negativi”, dice il Presidente della Federazione per il Sociale e la Sanità Martin Telser.
Il convegno, organizzato dalla Federazione per il Sociale e la Sanità in collaborazione con l‘Associazione Slow Medicine, aveva l’intento di promuovere il dibattito e il confronto tra professionisti, pazienti e cittadini sull’approccio della Slow Medicine, che propone un modello di medicina basato sull’appropriatezza, sull’efficacia, sulla sostenibilità, sull’equità, sull’attenzione alla persona e all’ambiente.
L’incontro ha proposto una visione critica di ciò che accade nella gestione e nella distribuzione delle risorse destinate alla salute dei cittadini: è stato calcolato che nei servizi sanitari gli sprechi di vario tipo rappresentano una percentuale che va fra il 20 e il 40% della spesa.
• molti dei farmaci prescritti non sono necessari, e finiscono nei contenitori per lo smaltimento farmaci.
• tanti esami radiologici sono ingiustificati.
• molte delle giornate di ricovero sono inutili e potrebbero essere evitate, specie nel caso di pazienti anziani.
Non sono dati diffusi da gruppi antiscientifici, o da seguaci di una improbabile naturalità delle cure: sono dati dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), dati che emergono da ricerche comparse regolarmente negli ultimi anni sul BMJ (British Medical Journal), su Jama (Journal of American Medical Associations) e su altre riviste prestigiose.
Sia l’Assessora Martha Stocker ed anche il Direttore dell’Azienda Sanitaria Andreas Fabi si sono espressi molto favorevoli al concetto e all’idea della Slow Medicine.
“Dedicare più tempo e più attenzione verso il paziente può avere dei risultati positivi, sia per il paziente, ma può anche ridurre i costi, evitando test e medicinali costosi”, ha detto Martha Stocker. Anche Andreas Fabi si è espresso molto favorevole ed interessato al concetto.
“È proprio importante che si arrivi ad una maggiore attenzione verso il paziente”, ha sottolineato anche Stefan Hofer, portavoce sugli temi della salute della Federazione.
“Per ridurre la prescrizione di interventi non necessari, e per rendere i cittadini più consapevoli dei rischi di una medicalizzazione eccessiva della vita, Slow Medicine ha avviato nel 2012 il progetto Fare di più non significa fare meglio, a cui hanno aderito numerose Società Scientifiche, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, l’IPASVI, nonché molte associazioni di cittadini e di malati. I risultati dei primi due anni di lavoro
confermano che esiste la possibilità di ridurre l’inappropriatezza e puntare su una distribuzione delle risorse più equa e più efficace”, ha spiegato il Presidente di Slow Medicine, Antonio Bonaldi.
Il congresso ha costituito una delle prime occasioni pubbliche di confronto fra professionisti sanitari, amministratori, cittadini su quella che Slow Medicine definisce la “nuova alleanza” nella direzione di una maggiore equità nella distribuzione delle risorse e di una significativa riduzione degli sprechi, con l’obiettivo condiviso di una medicina più sobria, rispettosa e giusta.
Il convegno era una sorte di primo passo per sensibilizzare. Al convegno infatti è stato annunciato che la Federazione continuerà a collaborare con l’Associazione Slow Medicine per altre iniziative in futuro.
Indietro