31.03.2016
STORYTELLING 2016: " … qualcuno mi parlò di dono di noi … ", Annamaria Saviolo, AIDO
Federazione per il Sociale e la SanitàVolontariato
„Storytelling 2016“ - Racconti dal volontariato
Raccontaci la tua storia!
Con l'iniziativa "Storytelling 2016" proponiamo la raccolta di racconti di varie esperienze di coordinatori e coordinatrici: nel corso dell'anno ogni mese sarà quindi possibile pubblicare una storia in Facebook e nelle pagine Web del Servizio per il Volontariato. Obiettivo di questa iniziativa è di rafforzare le associazioni nel comunicare verso l’esterno il loro valore sociale e l'importanza di un buon coordinamento del volontariato. È un passo per evidenziare il rapporto tra narrazione e organizzazione, perché lo storytelling può essere uno strumento utile sia per promuoversi, sia per conoscersi. I contatti per la raccolta e la pubblicazione dei racconti partono da gennaio 2016. Ecco cosa racconta Annamaria Saviolo, AIDO.Ho vissuto a lungo una vita da zingara di città in città, curiosa di tutto e sempre alla ricerca di qualcosa, credevo di essere “arrivata” quando invece si arriva al precipizio, lavoro, casa, e tutto ciò appare banale di fronte alla malattia improvvisa di mio fratello. Un mieloma. Colui che rappresentava per me la perfezione fisica, morale, intellettuale si consumava giorno per giorno e per due anni lo incontravo non fra le mura domestiche ma in ospedale, che si spegneva lentamente, circondato da tante persone diverse di cui, mio malgrado, apprendevo le loro storie.
Arrivo a Bolzano e nel 2000, al ponte Talvera in una bella giornata primaverile, qualcuno mi parlò di dono di noi, attraverso il sangue, il midollo, gli organi; me ne parlò non come fatto da tenere per sé vantandosene, ma di bagaglio di esperienze, nozioni, messaggi, aiuto, da diffondere a chi non ne sa nulla; così come non ne sapevo nulla io solo due anni prima. Quel giorno la vita, la mia vita ha un nuovo inizio, forse finalmente il suo scopo-
E pian piano il percorso è iniziato, ad emozioni alterne, a volte esaltanti a volte devastanti; e pian piano, quando ancora vivevo nel buio senza casa senza lavoro squattrinata, sono entrata in questo nuovo e diverso valore quotidiano.
Ho trovato una realtà associativa locale un po’ traballante, ed ho ricominciato da zero, questa volta non per me, ma per dare il giusto valore ad una grande associazione. L’ AIDO.
A.I.D.O. acronimo di Associazione per la Donazione di Organi. Parrà contrastante, ma si parla di VITA. Spiegare origini, attività e scopi dell’A.I.D.O. è forse più semplice di quanto il termine “Associazione” ci induca a pensare. Parlare di dono di sé, significa trasmettere solidarietà verso gli altri, pensando che noi stessi siamo “gli altri” per coloro che ci vivono vicino, il volontario aidino è un individuo responsabile e sensibile alle esigenze dell’altro “noi”.
L’A.I.D.O. nasce su queste basi e opera nella speranza che in un numero sempre maggiore di individui le idee di “Società” e “Solidarietà” si uniscano in quella di “Responsabilità“.
Con queste premesse, si forma una rete umana, ricca di esperienze proprie da trasformare in messaggio continuo e semplice, chi fa parte di questa rete pienamente difficilmente ne esce, e la gara spesso tacita a creare progetti vincenti è avvincente.
Il volontario AIDO ha apparentemente un solo impegno: parlare di dono degli organi post mortem per salvare tante vite umane attraverso il trapianto. Tanti banchetti, tanti eventi, tanta distribuzione di materiale. In realtà parla della sacralità della vita.
Gli aspetti noiosi non mancano, le bastonate neppure, le porte chiuse in faccia non si contano, ma, come chiunque faccia parte di una struttura umanitaria, le gioie grandi ti colgono proprio quando vorresti mollare.
E ritornando a me, che da oltre 10 anni mi dedico tanto, che dire? Come ho vissuto in questi anni le mie ore più belle? Nelle scuole, con i ragazzi, io e loro, anzi loro ed io, perché i protagonisti sempre diversi e sorprendenti sono sempre loro.
Un aneddoto: uscendo da un negozio il commesso mi ferma: “Signora, mi scusi se la disturbo, lei è dell'AIDO?” beccata penso io e lui: “Lei un giorno è entrata nella mia classe, ha parlato del significato della vita, come dono, non lo dimenticherò mai, Grazie! “
Ecco in un momento simile ti senti parte dell’umanità.
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