03.12.2019
Apprendere nel volontariato – riconoscere le competenze maturate
Federazione per il Sociale e la SanitàVolontariato
Fare del bene deve essere anche fatto bene. Per questo motivo le associazioni di volontariato investono molto in formazione e aggiornamento dei loro volontari. Che siano vigili del fuoco, o impegnati in un centro per anziani, alla Croce Bianca o nell'assistenza di persone malate: non basta avere buon cuore. "Chi sceglie di fare volontariato deve sapere bene quello che fa. E sono necessarie conoscenze specifiche. Ogni intervento deve avere le sue solide basi. Servono una buona formazione e molto esercizio affinché tutto funzioni nella pratica", sottolinea Dorotea Postal, vicepresidente della Federazione.
Il volontariato è un rinforzo anche per chi lo fa
Fare volontariato è un'ottima occasione di apprendimento e un importante contributo allo sviluppo personale e professionale. Coloro che danno tempo, impegno e attenzione agli altri, non solo offrono molto, ma ricevono anche molto. Chiunque sia coinvolto in un gruppo, in un'organizzazione o in un progetto dedicando il suo tempo libero, acquisirà nuove conoscenze ed esperienze che potrà portare come valore nella propria vita professionale, consapevolmente o inconsapevolmente.
Attualmente le competenze acquisite nel volontariato svolgono tuttavia un ruolo piuttosto marginale nella normale vita professionale. Non c'è nemmeno un sistema comune per presentare le competenze acquisite nel volontariato che ne sostenga la considerazione e l'apprezzamento. Nel migliore dei casi, le nuove conoscenze acquisite sono registrate e valutate per attestare ai volontari il loro impegno. Questa situazione deve cambiare, ne è convinta la Federazione.
Per la Federazione per il Sociale e la Sanità, il riconoscimento delle attività di volontariato come fonte di apprendimento non formale e informale è molto importante, sottolinea Dorotea Postal: "È necessario rendere visibile e riconoscere l'apprendimento che avviene al di fuori delle istituzioni formali. Il fatto che le competenze acquisite dai volontari siano chiaramente identificate e descritte è una questione di riconoscimento e apprezzamento sociale." Una delle ragioni di ciò è dovuta anche a quanto sta cambiando nel volontariato.
Gli sviluppi sociali ed economici stanno cambiando il volontariato
I volontari non vogliono solo dare. Hanno anche delle aspettative e desiderano una conferma alla fine del loro incarico. "Naturalmente impegnarsi in attività solidali e fare del bene sono motivazioni che rimangono importanti. Ma sempre più persone scelgono di fare volontariato per trovare anche un orientamento per il percorso lavorativo, o per la vita", spiega Simonetta Terzariol del Servizio per il Volontariato della Federazione.
I giovani, in particolare, hanno maggiori probabilità di essere disponibili in volontariato se l'impegno è a progetto e limitato nel tempo. E ancora di più se possono imparare qualcosa d'importante o se possono inserire l'impegno come esperienza nel loro curriculum vitae. Per i giovani, questi incarichi sono un'occasione preziosa per orientarsi sul loro prossimo percorso di vita e di professione. E sono sempre di più interessate al volontariato anche le persone che si trovano in una fase di transizione della loro vita, che sono per esempio alla ricerca di un lavoro.
Il Progetto pilota
Per valorizzare e attestare conoscenze, capacità e competenze maturate in volontariato, è stato avviato nel 2018 il progetto pilota "Una marcia in più!". Nasce dalla cooperazione tra Federazione per il Sociale e la Sanità con il Comitato D'Intesa tra le Associazioni Volontaristiche e il CSV Centro Servizi della provincia di Belluno, assieme a una trentina di organizzazioni di volontariato altoatesine e bellunesi.
Tra le organizzazioni che hanno partecipato al progetto sono AIDO - Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule, ANMIL - Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, Bäuerlicher Notstandsfonds Fondo di solidarietà rurale, Caritas della Diocesi Bolzano-Bressanone, Associazione Donne contro la violenza, La Strada-Der Weg, Volontarius, Jesuheim Fondazione St. Elisabeth, Il Papavero-Der Mohn, Jugenddienst Bozen, Centro giovanile Papperlapapp.
Obiettivo del progetto era rendere visibili conoscenze, capacità e competenze maturate in volontariato, che saranno poi utili a scuola, sul lavoro come nella vita in generale. Poterle attestare è inoltre particolarmente importante per presentarsi nel mondo del lavoro.
Una ricerca ha esaminato le esperienze delle organizzazioni partecipanti al progetto per quanto riguarda l'apprendimento non formale, le motivazioni al volontariato, l'interesse alla formazione e a proseguire nell'impegno. Ne è emersa una proposta di modello per documentare, e in futuro validare formalmente, le competenze maturate in volontariato. Sono seguite altre fasi del progetto: una serie di interviste a un campione di associazioni altoatesine e bellunesi, l'accompagnamento sperimentale di un gruppo di volontari, il confronto con altre buone pratiche analoghe e con le normative vigenti. Il gruppo di lavoro che ha curato il progetto ha infine redatto lo studio di fattibilità, che descrive possibili percorsi di riconoscimento verso la validazione delle competenze maturate in volontariato. Lo studio contiene strategie e opzioni di modelli che possono essere applicati per rendere visibile il processo di apprendimento.
La Federazione auspica ora che il dialogo prosegua con gli Enti pubblici competenti in materia e si trovino presto nuove opportunità per riconoscere e convalidare formalmente le competenze dei volontari.
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